Non bisogna vedere per credere ma credere per vedere

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E’ sempre stato il mio pensiero, fino a qualche tempo fa’, almeno…
La fede è un affare strano: a volte ti ripaga oltre ogni aspettativa altre, invece, ti lascia un grande senso di vuoto e di scoramento…
Fede in cosa poi? Negli Dei? Nel destino? Nella bontà d’animo del prossimo?
Io credo di essere un soggetto piuttosto anomalo in quanto la mia fede religiosa parte da un approccio insolito per la maggior parte della gente che conosco.
Per esempio io non prego per l’ottenimento di qualcosa…Le cosiddette “grazie” non hanno mai trovato posto nel mio vocabolario semplicemente perché penso che ogni esperinza serva per lasciarmi un messaggio, un insegnamento; e che se quella data cosa è capitata sul mio cammino ciò è accaduto per uno scopo che soltanto con l’introspezione e con la fede posso comprendere.
Certo.. mi rendo conto che è facile parlare così quando mio figlio è in camera sua che gioca felice e in salute mentre io scrivo al mio PC dopo una giornata di lavoro ed il profumo della cena scivola fuori dalla cucina per carezzare le mie narici.
Mi chiedo: la penserei allo stesso modo se la mia ditta domani fallisse e mi licenziasse lasciandomi con un mutuo sulle spalle ed un bamino da mantenere? O se vivessi in un luogo afflitto dalla guerra temendo ogni giorno per la mia vita e per quella dei miei cari?

Fino ad ora io la mia fede non l’ho mai persa, neanche nei momenti più bui… Sì, ogni tanto vacilla ma sono solo momenti… ritorna sempre lì dov’era prima…

Ma chi l’ha persa in cosa dovrebbe riporre la sua fede, allora?
Forse soltanto in se stesso, anche se così facendo dovrebbe accettare di essere sempre artefice del proprio destino, sia nel bene che nel male. E non è così.
In degli Dei che ci osservano senza far nulla per cambiare la condizione pietosa in cui versa la maggior parte dei Loro figli?
Forse, ma non credo neanche che si possano ritenere gli Dei responsabili di tutte le sciagure che ci capitano… né usarli soltanto come palleativo per trastullarci sul fondo di problemi che non vogliamo o non riusciamo risolvere.

Tipico l’aneddoto del medico che esce dalla sala operatoria per informare i parenti del paziente sull’esito dell’intervento: se dirà che è andato bene i congiunti ringrazieranno Dio, al contrario sarà stata tutta colpa del medico.

Dove sta dunque l’equilibrio?

Ad ognuno la propria fede ed il proprio modo di viverla a seconda del personale background e delle singole inclinazioni… Facendo però attenzione a non lasciare inascoltata la nostra vocina interiore che spesso ignoriamo del tutto e che, il più delle volte, detiene più saggezza di quanta erroneamente attribuiamo al nostro infallibile raziocinio…

Non bisogna vedere per credere ma credere per vedereultima modifica: 2008-11-20T20:23:00+01:00da last_persefone
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Un pensiero su “Non bisogna vedere per credere ma credere per vedere

  1. vero,ma difficile da mettere in pratica!Le mie sono parole scontate mi rendo conto,tuttavia penso non si possa credere part time,o quando ci fa comodo!Scegliere di vedere con gli occhi del cuore è come intraprendere un cammino seguenda una filosofia di vita che per molti esseri umani equivale alla follia!Si tratta di scegliere se vivvere o sognare,di esserci o non esserci di esistere insomma…è dura!!!

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