Il Leone portò la Strega nella fucina di Efesto e la condusse dinnanzi al maestoso forno sul quale un gigante era chino, intento nel lavoro. La schiena dell’imponente creatura era ricoperta di muscoli nodosi e grondante di sudore. Quando il ciclope si voltò aveva in mano una spada incandescente e, puntando il suo occhio rosso verso gli occhi neri della Strega, la porse a lei. La donna afferrò l’arma e sentì che una fiammella baluginosa si accendeva crepitante dentro al suo Centro.
“Senti la scintilla di Estia che arde dentro di te!” le disse il Leone con gli occhi invasi d’orgoglio.
“Estia?” lo interrogò lei ricordando che il suo archetipo divino era sempre stato un altro.
“La Dea del fuoco e del focolare.”rispose il Leone “Dovrai usare la Sua spada per difenderti offendendo. Ne sarai capace?”
Ma la Strega non era ancora certa di aver capito.
“La spada che stai impugnando e’ stata forgiata col fuoco, di cui io sono il Guardiano:” proseguì il fiero animale “esso corrobora l’Aria, riscalda l’Acqua e trova nella Terra il suo radicamento. Se asseconderai l’energia del Fuoco con saggezza sarai in grado di superare la prova, quindi di passare alla Porta successiva.”
Dopo un più attento esame la Strega si accorse che lungo la lama della spada era incisa una rosa dallo stelo spinoso. Ed il Leone, come se avesse avuto la facoltà di leggerle la mente, spiegò:
“La rosa è lì per ricordarti tutti coloro che ami e che dovrai proteggere. La spada dovrà essere usata anche per loro oltre che per te stessa.”
Ed allora la Strega comprese.
Quando uscì dalla fucina il suo morbido corpo era trincerato dentro una lucente ed impenetrabile armatura d’argento, e le sue mani erano armate di amore fendente.