Ogni cosa al suo posto

Trovo ci sia un certo fascino nel disordine, nel caos.
Che poi non è tale se lo guardi con attenzione.
Guardavo il giardino. E’ indubbiamente molto bella quella zona curata di fronte l’ingresso, dove il prato si estende rigoglioso ma tutto alla stessa altezza, e i fiori sono sbocciati nei vasi che adornano le scale.
Sul retro, poi, gli alberi sono potati come si deve e altri vasi sono disposti in fila, ognuno al proprio posto.
E’ tutto come dovrebbe essere. E lo apprezzi ancor di più poiché sai quanto impegno c’è voluto perché il giardino avesse quest’aspetto.
Tutto al proprio posto. O forse no?
A un tratto ti accorgi di un angolino, proprio vicino la dependance, dove è spuntato prepotentemente quel ciuffo d’erba che non volevi, una nota stonata che apparentemente scombina il tutto. Ma che in realtà è lì perché c’è voluto essere. Non ce l’ha messo nessuno, si c’è messo lui.
Allora mi viene in mente il periodo in cui, da bambina, ero attratta dalla cosiddetta “sciara“: mi piaceva andare in mezzo alle sterpaglie per scoprire il fiorellino nascosto, la pianta che se la succhiavi sapeva di limone. Insomma quelle cose che non nascono perché le coltivi. Amo anche quelle, per carità. Passo gran parte del mio tempo a coltivare e curare le mie piante. Ma quella che nasce nonostante tu non la voglia, quella che è lì perché ci vuole essere… è lei che c’ha le palle! E’ lei che merita di essere lì.
Sì, forse la risposta è questa: il caos, che tentiamo di tenere a bada con l’ordine, un ordine fittizio che non fa altro che rispecchiare il nostro disordine interiore che non riusciamo a gestire. Ci staremmo bene nel disordine se noi stessi avessimo un ordine interno dei pensieri, dei sentimenti, delle decisioni, della vita. Invece no, noi programmiamo, controlliamo, ci facciamo controllare, ci facciamo programmare. E alla fine non c’è niente che sia veramente al suo posto.
I bambini non si curano dell’ordine o del disordine, non li disturba ne’ l’uno ne’ l’altro. Ci siamo mai chiesti il perché?