E’ abbastanza ovvio!

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Io non penso di piacere alle persone.
O meglio, credo sia più giusto dire che non piaccio a quelle a cui vorrei piacere e piaccio a quelle a cui non dovrei piacere.
Strano.
Eppure se mi guardo da fuori credo che a me piacerebbe una come me.
Ma forse è abbastanza ovvio.
E poi? Tralasciando me stessa, dico, chi altri mi piace? A volte tutti (altri più di alcuni), a volte nessuno (alcuni meno di altri). La verità è che il fatto che la gente mi piaccia o no spesso dipende più da me che dagli altri. Chissà perché non posso pensare che sia così anche per loro?
“La vita è bella”, mi ha detto ieri un simpatico agente delle pompe funebri. “E non deve essere sprecata con momenti di ansia o di malessere”. Perché? La vita non è forse anche questo? Un’altalena di benessere e malessere? Di simpatie e antipatie? Di giornate terribili, giornate meravigliose e anche giornate inutili? Che sono, queste ultime, quelle più numerose e che ricorderemo meno.
Perché evitare il dolore? O temere la felicità? Che senso avrebbe vivere un lunga e noiosa esistenza equilibrata e perfetta? Perfetta per chi?
Ci fanno credere che vivere sia portare a termine chissà quale grande progetto, creare qualcosa di unico per chi rimane (che siano i figli, che siano i posteri), finalizzare un importante e audace obiettivo. Dimostrare a tutti che grandi persone siamo.
Sì, può sembrare giusto. Ma mi sfugge qualcosa: dove sta il divertimento?
Non è che forse vivere è semplicemente un’opportunità, probabilmente del tutto fortuita, per fare delle esperienze.
Conoscere, sentire, amare, odiare.
Tutto.
Soprattutto noi stessi.
E invece troviamo più giusto rinchiuderci dentro le nostre prigioni invisibili, fatte di traguardi che non raggiungeremo mai perché probabilmente non ci interessano neanche. E passiamo il tempo ad invidiare chi ha più coraggio di noi, definendolo incosciente, immaturo, folle; e le sbarre della prigione si inspessiscono, anche se non le vediamo.
Noi che sappiamo come si vive, sì. E che per questo non saremo mai pronti ad affrontare la morte, né quella altrui né tantomeno la nostra.
Perché alla fine non avremo saputo vivere.
E lo sappiamo.

E’ abbastanza ovvio!ultima modifica: 2017-05-22T11:37:18+02:00da last_persefone
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